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ORTORESSIA

ORTORESSIA

Ortoressia: quando mangiare ‘sano’ diventa un problema! Attualmente i mass media ci bombardano di informazioni (a volte anche un po’ “terroristiche”) riguardanti la sana alimentazione e il mangiare bene. Stiamo divenendo sempre più consapevoli dei modi di produzione e raccolta dei cibi, dei loro metodi di conservazione e di vendita. Sono sempre di più anche le informazioni riguardanti i rischi relativi ai danni procurati da una cattiva alimentazione. Tuttavia molto spesso tali informazioni sono contrastanti e poco specifiche, non tarate sulle condizioni di vita di ogni singolo specifico soggetto (attività fisica svolta, attività lavorativa, intolleranze, condizioni patologiche presenti…). Unito al fatto che, spesso, tali informazioni vengono veicolate da amici e conoscenti, e quindi si basano sul “sentito dire” e sul passaparola, si finisce per aderire a piani alimentari inadeguati e squilibrati.

Recentemente, il comportamento alimentare caratterizzato da un’esagerata preoccupazione per la qualità del cibo è stato descritto come Ortoressia Nervosa (ON), la quale rappresenta un nuovo emergente disturbo alimentare.  Attualmente, sembra che il problema riguardi circa il 15% dei soggetti con disregolazioni alimentari, ed in prevalenza uomini. Sebbene l’Associazione di psichiatria  non abbia ancora inserito tale disturbo nel DSM-5, i soggetti affetti da ON possono dedicarsi totalmente all’alimentazione salutare, mostrando sintomi ossessivo-compulsivi riguardanti ruminazioni ossessive sul cibo e comportamenti ossessivi rispetto a selezione, ricerca, preparazione e consumo degli alimenti. Ciò compromette il funzionamento sociale, provocando insoddisfazione affettiva ed isolamento dovuti alla persistente preoccupazione riguardo al mantenere le regole alimentari auto-imposte.

I rituali ossessivi possono essere suddivisi in 4 fasi:
– forte preoccupazione al pensiero di cosa mangiare, con pianificazione dei pasti con vari giorni di anticipo, nel tentativo di evitare cibi ritenuti dannosi;
– impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e acquisto di alimenti, a discapito di altre attività quotidiane;
– preparazione del cibo secondo particolari procedure ritenute esenti da rischi per la salute;
– sentimenti di soddisfazione o colpa e disagio a seconda dell’avere o meno rispettato le regole auto-imposte.

Anche nel caso dell’ortoressia ci si sta ancora chiedendo a quale categoria diagnostica rapportarlo. Alcuni ricercatori evidenziano le somiglianze dell’ortoressia con i disturbi alimentari, come ad esempio la tendenza al perfezionismo, alla rigidità e il bisogno di controllo, altri sottolineano la relazione tra ortoressia e disturbo ossessivo compulsivo. Gli studi hanno rilevato buoni risultati per trattamenti terapeutici, notando che i soggetti ortoressici rispondono meglio dei soggetti dca, forse a causa di una maggior aderenza al trattamento dovuta alla preoccupazione per la propria salute che caratterizza questa patologia. Quando ci si accorge di avere una esagerata preoccupazione per il cibo e la sana alimentazione, forse è meglio rivolgersi ad uno specialista, prima che questa attenzione non diventi un vero e proprio disturbo, poi difficile da eliminare.

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