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RAPPORTO DI COPPIA

RAPPORTO DI COPPIA

Oggi ci si muove tra questi due poli opposti, “per sempre” vs “niente matrimonio e niente legami”, per capire come stare insieme oggi. Per prima cosa il matrimonio indissolubile (quello che, per intenderci, “anche se le cose vanno malissimo bisogna starci”), credo che oggi sia molto difficile da vendere, anche per i preti. Nessun essere umano vuol essere inchiodato nel dolore e nel fallimento a vita. Non è una cosa che si può proporre a tutti, per sempre e a tutti i costi. L’altro estremo “niente legami,” “per sempre è una galera” e “la relazione complica la vita” si tira dietro altre condanne, si tira dietro la facilità di iniziare cicli di rapporti che finiscono con sofferenza perché ogni storia che finisce è un dramma e spesso una tragedia. Tentiamo di trovare un centro, un equilibrio tra questi due estremi per capire come un uomo e una donna possano stare in coppia senza sentirsi in galera e senza sentirsi tra le sabbie mobili perché stanno male. Allora, prima di tutto, vi richiamo alcuni elementi di questo luogo magico che è la coppia. Il rapporto di coppia che da un lato è la cosa più naturale di questo mondo (perché la grandissima parte degli esseri umani ad un certo punto lascia i genitori e si mette insieme), ma è anche una delle cose più difficili di questo mondo perché nel rapporto tra un uomo e una donna si giocano le forme del differire che fanno attrazione, ma anche incomprensioni a volte radicali. Come vede il mondo una donna certamente non lo vede un uomo, quindi ben venga il colpo di fulmine, la cotta, l’innamoramento, altrimenti un uomo e una donna difficilmente si metterebbero insieme.

In effetti, dopo lo starter, a mano a mano che passa il tempo la vita di coppia si complica e uno si sente in salita, tanto è vero che molti matrimoni vengono troncati dopo poco tempo. In effetti, l’alterità è bella, ma metabolizzarla è un lavoro. Perché uno, prima di tutto, sta comodo nella sua identità e se c’è un attentato ad essa, uno comincia a friggere e a mettere paletti. Si può andare verso la paranoia, tipo lei/lui “ce l’ha sempre con me”. Ognuno di noi fatica a comprendere che il linguaggio dell’altro è un altro linguaggio. Per il maschio la maniera in cui parla la femmina è incomprensibile e quando uno crede di aver capito, solitamente non capisce niente. Idem le femmine, il maschile ha delle forme categoriali, modi di vedere, che in alcuni momenti sono radicalmente differenti da quelli femminili. Faccio un solo esempio. Il maschio è sedotto dal compito. Se il manager sprofonda nel lavoro e prende distanza dalla vita coniugale con tutte le ragioni più sacre, tende a lasciare sullo sfondo la relazione, relazione a cui la donna invece tiene: in alcuni casi lei infatti molla il compito, se è in pericolo la relazione. Solo questo esempio fa intendere quanto sia divaricata la strategia di un uomo o di una donna e quante mediazioni occorrono per fare delle cose insieme.

Come si rapportano solitamente due soggettività? E perché, ancora prima, in quanto esseri umani cerchiamo il rapporto di coppia? Il rapporto maschio/femmina è un modello assoluto, ha dentro alcune strutture che se non vengono rispettate fanno andar male le cose. Perché ognuno di noi cerca rapporti, non bisogna solo far figli (cioè la donna che li fa e il maschio che la ingravida), ma un essere umano non può definirsi tale se ha a che fare solo con alberi, pietre ed animali. Un essere umano ha questo di suo: che è infinitamente aperto all’esperienza che incontra. Non è un essere umano uno che, come i cani e i gatti, conosce solo tre e quattro strade, no! L’essere umano capisce e rapidamente si eleva sulle forme empiriche del vivere, tutto è fatto per lui. Per questo, quando la dignità dell’uomo è offesa, tutti si alzano insieme indignati, per questo ci sono i diritti, perché l’essere umano oltrepassa la cosalità e la vita sensibile.. Con un orizzonte così fatto, dopo un po’ egli non ce la fa più a parlare alla cosa, a parlare con la lattuga e con il cagnolino perché un essere umano chiede: “ma tu sei come me?”. Un essere umano, se non ha un essere umano davanti che ha un orizzonte come il suo, sta male, regredisce, diventa un animale perché noi per vivere abbiamo bisogno di poter contare su qualcosa che è in equazione con il nostro desiderio, cioè un altro essere umano. Questa è la forma attrattiva che ci mette insieme. Naturalmente un conto è stare con l’amico, con i nipoti, un conto con la mia donna. Ma la struttura è questa: l’essere umano ha bisogno di stare insieme ad un altro essere umano. Ora, per via del fatto che per un verso l’essere umano è questo, per un verso ha bisogno di un suo simile, però d’altro canto questo che è il suo assoluto bisogno (cioè l’altro) può dirgli di no, può negarsi, può tradire, può contestare questa sua dignità e grandezza rendendolo schiavo o facendolo fuori. Questa dinamica accade tutti i giorni, nella coppia c’è il momento di buona in cui ci si sente l’uno per l’altro, in cui uno avverte che l’altro è per lui, poi improvvisamente ruota la dinamica e lei o lui diventano il nemico. Il nemico è colui che impedisce la mia fioritura, che mi nega una cosa che per me è importantissima. Voi capite che se questo accade 24 ore su 24, la coppia diventa una bomba atomica. L’altro è il nemico da sterminare.

La costruzione di un rapporto maturo è per essenza identico alla costruzione di un rapporto tra due esseri umani, fratelli, genitori e figli e funziona tramite il riconoscimento reciproco. È importante in tutti i rapporti tentare di afferrare da che parte si sta e, nel caso della coppia, bisogna capire i diversi linguaggi, capire se si sta giocando a costruire o se si sta giocando al massacro. Il conflitto in sé non è il demonio, anzi, la conflittualità è inevitabile. Se qualcuno dice di non aver mai litigato con il proprio compagno, non ci credete! È impossibile che una differenza così profonda non produca conflitto. Le mediazioni possono costruirsi sul conflitto purché il fine sia costruire e non distruggere. Il conflitto buono è un conflitto che lavora alla costruzione del legame, il conflitto cattivo lavora al suo dissolvimento.

Ho già detto che la conflittualità è inevitabile e bisogna pensare ad un rimedio per quando la ruota non gira. Proprio in quei casi, quello che fa miracoli è tornare ad offrire riconoscimento all’altro, rilanciando la partita. A volte lo fa prima uno, a volte prima un altro. Uno dei due deve venire avanti con un mazzo di fiori. Non c’è alternativa. O la pistola o il mazzo di fiori. Se uno le ha prese sul groppone, mi rendo conto che sia molto difficile arrivare con il mazzo di fiori, è il massimo della difficoltà per un essere umano perché deve metabolizzare il negativo in sé e restituire quello che ha ingoiato come il positivo per l’altro, cioè deve morire per sé. E’ difficile, infatti non lo fa quasi nessuno. Perché tutti chiediamo riconoscimento, e se non ce lo danno ci incavoliamo di brutto, ma se ci viene negato noi non lo diamo per primi. Questo meccanismo si inceppa subito! Infatti oggi tutti chiedono diritti, ma chi accetta di avere dei doveri? Questo richiede che uno, nella propria tendenza narcisistica, accetti di morire, accetti di andare avanti per primo con il mazzo di fiori, solo così il meccanismo si riattiva. Altrimenti il risultato è la fine del rapporto.

Nella vita della coppia, per via del convivere, ci sono strumenti potenti per accelerare il riconoscimento. Ci sono l’intimità sessuale, la vita che si organizza intorno alla vita di casa, le cose che possediamo, i figli che sono il noi- fuori di noi. Queste spinte di riconoscimento reciproco, quando la ruota gira al rovescio, diventano però delle armi mortali. Molti matrimoni sono effettivamente delle buone vite di coppia, si può fare, ma non si può fare se uno pensa di fare questa cosa senza lavoro, senza testa e che il lavoro venga da sé. No.

La realizzazione della vita di coppia è uno dei lati fondamentali della nostra fioritura quindi metterci testa è la cosa più importante che ci tocca fare perché la vita di coppia è la più comprensiva della nostra esistenza. Ci sono il cuore, il corpo, l’intelletto, il carattere, il mondo emotivo, perché nella quotidianità in gioco c’è tutto, c’è la cura, c’è la maniera in cui gioisci o sei triste, come guardi al futuro, come ti relazioni con la tua famiglia d’origine, come ragioni, quindi il saper indovinare una strategia lì è la cartina al tornasole per la nostra fioritura o distruzione personale.. Si gioca tutto lì, non nella vita politica, non nella vita di lavoro, anche se sono entrambe molto importanti. La totalità della vita si gioca in una vita di coppia ben ordinata. Lì si impara a far fronte al dolore, al piacere, alla gioia, alla festa. Tutte queste cose sono dominate dalla qualità della relazione che ha come regola il riconoscimento. Se c’è dominio, il rapporto si distrugge.

Tratto da una conferenza del prof. Carmelo Vigna (Docente Ordinario di Filosofia Morale c/o l’Università di Venezia-Ca’Foscari)