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SULL’ANORESSIA

SULL’ANORESSIA

L’anoressia è una malattia e giustamente come tale va considerata, ma non va affrontata, come molti fanno, con troppa superficialità, considerando l’anoressia sotto l’aspetto fisico, dando la responsabilità solo alla moda, ai modelli estetici o a una semplice crisi adolescenziale. Oggi non ritengo che l’anoressia sia solo la manifestazione di un disagio alimentare. Perché il disagio che ieri si manifestava con il rifiuto del cibo, domani può rinnegare un altro aspetto della vita; l’anoressia opera su uno spostamento di oggetto.

La terapia psicologica è una forza che agisce dall’interno contro l’anoressia, che smuove quel desiderio di vita che in ogni modo, per natura, ognuno ha in sé. Non è dicendo di mangiare di più che si sblocca una situazione, anche se può sembrare la cosa più opportuna. In quel piatto vuoto, in quel viso scarno, c’è solo un grido di aiuto, c’è solo una frase, un’eco profonda: “Aiutatemi!”.

La verità è che non c’è niente da comprendere in questa malattia; c’è solo da fermarsi ad ascoltare. L’anoressia non è la dieta, non è il cibo, non è il peso o la fissazione sull’alimentazione. L’anoressia è proprio il “non sentirsi”. Non c’è medicina che possa guarire se non c’è ascolto autentico, comprensione, accoglienza. Il peso preoccupa, il fisico regola l’umore delle persone che i  quei momenti ti stanno vicino; ma l’angoscia vera sta nelle paure, nella mente che non ti permette di agire, che ti comanda e immobilizza la tua capacità di scegliere. Quelle ossa non sono solo il segnale che siamo magre, ma anche che ci stiamo cancellando: che cosa vogliamo cambiare? La verità è che noi non stiamo bene e non staremo bene neanche più magre. Allora cosa ci dice l’anoressia? Di cosa illude?  Perché ci convince che stiamo bene così e che non abbiamo bisogno di aiuto?

Le persone che ci stanno intorno durante l’anoressia nella maggior parte dei casi non sanno accogliere e accettare le emozioni che noi esterniamo. Forse basterebbe che ognuno di noi, quando prova tristezza, gioia, angoscia, delusione, riuscisse a trovare qualcuno disposto ad ascoltare, a rispondere con un sorriso, a vedere oltre il muro dell’anoressia. Ecco, la terapia spesso è proprio questo! Questo ascolto attento e aperto è la vera medicina, davanti a un corpo che non accetta curve, che urla una sofferenza che non viene ascoltata nella sua essenza, ma vista solo nel risvolto fisico, esterno: perché la vera lotta non è unicamente con il cibo e con il corpo, in verità nell’anoressia si combatte per qualcos’altro…Solo grazie a un aiuto esperto è possibile scoprirlo. ascoltarsi e combattere la vera battaglia che si ha dentro di sé!

(dalle parole di una donna uscita dall’anoressia)