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PAROLE DI ANORESSICA

PAROLE DI ANORESSICA

 

A me non è stata offerta una scelta, non mi sono stati detti i rischi che correvo, nessuno mi ha fermato quando ancora ero in tempo per tornare indietro, non mi ha detto nessuno che è un inferno schifoso da cui non uscirai mai. Un tunnel senza fine. Buio e oscuro. Senza via d’uscita. Ci sono finita dentro quasi per caso, senza sapere a cosa andavo incontro, non avevo idea dei rischi che avrei corso, non sapevo che una volta entrata in questo mondo non ne sarei più potuta uscire. Non avrei mai immaginato di avere paura del cibo, di piangere davanti a una tavola imbandita, oppure di strafogarmi di ogni cosa, per poi finire sul cesso. Io a vomitare, io che da piccina mi faceva schifo solo l’odore del vomito.. io ad avere paura del mio riflesso e ad essere schifata letteralmente da me stessa, mentre da piccola mi adoravo coi miei chiletti in più…voglio di nuovo l’innocenza di una bambina. E l’amore per me stessa.

Eppure l’anoressia, nel soggetto malato, crea sicurezza, quasi come un rifugio dove tutto è sotto controllo. Il controllo… già, è tutta questione di controllo, ti pare di avere il controllo su tutto e su tutti, il sintomo ti infonde l’idea che non può mai capitare qualcosa di brutto e di bello, perché tutto è programmato accuratamente, dal modo in cui passare le giornate, al tempo per svolgere determinate azioni, a cosa mangiare e no. Quando riesci a crearti questa armonia che pare quasi fantastica, perdi del tutto la coscienza che il mondo muta, che è in pieno cambiamento, sei solo tu che rimani indietro, in una sfera temporale bloccata al solito tram tram giornaliero. Ti pare tutto normale, tutto calmo, in fondo riesci a seguire i tuoi schemi, e scompare la voglia di “trasgredire” perché nel sintomo ti senti sicura. Ti senti forte e giusta, ti senti onnipotente. Ma più forte di chi, io mi chiedo? è vero, la malattia mi dava sicurezza in molte occasioni, anche a scuola, pensavo che i voti belli arrivassero solo perché io potevo controllare il mio corpo e le mie esigenze, ovvero, non le prendevo in considerazione. Mi alimentavano solo quei voti alti che raggiungevo nelle verifiche e nelle interrogazioni, e più andavo su, più il mio umore e la mia malattia peggiorava. Già, sembra un controsenso. Quei voti in realtà non mi facevano né caldo né freddo, il controllo sul cibo mi dava molta più estasi e inganno di primeggiare.

Sto cercando di cambiare mentalità. Di mettere al primo posto le mie esigenze e la mia salute, il resto viene dopo. Voglio imparare a volermi bene.