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ANORESSIA: CAUSE

ANORESSIA: CAUSE

Quali sono le cause dell’anoressia? Come in tutti i disturbi mentali, non è possibile né tanto meno sensato, cercare una sola ed univoca causa alla base del problema. Ci sono sempre una molteplicità di piccole cause concatenate tra loro che si nascondono dietro al sintomo anoressia (e lo stesso discorso farei per la bulimia, il binge eating o qualsiasi problema di ansia, eccetera). Quali potrebbero essere queste cause? Nel caso dell’anoressia, il focus dell’attenzione va puntato non tanto sul sintomo in sé, quindi sul peso, sul corpo, sul cibo, ma sui risvolti emotivi e personali che si nascondono dietro a questi elementi. Allora se la persona con anoressia  si lamenta di vedersi grassa, di non piacersi, di avere un brutto rapporto col cibo e col corpo, bisognerà chiedersi i motivi di questo, a nulla serve aiutarla a mangiare meglio convincendola che sta bene così. Il sintomo anoressico serve spesso a mascherare una profonda insoddisfazione con se stessi e a gestirla: se io non mi piaccio, mi desidero diverso, il primo passo che posso fare è agire sul mio corpo e su cosa e quanto posso mangiare (ben più difficile è agire sul mio carattere e sul mio modo di relazionarmi agli altri). Iniziare ad avere un controllo su questo e vedere che fa stare bene, sia perché si perde peso, sia perché si innesca un forte senso di potenza e autostima (“Uau, almeno nella restrizione alimentare sono brava!”), aiuta ad alleviare la propria disistima e la bassa considerazione di sé. Questo crea un pericoloso circolo vizioso, che porta una persona che soffre di anoressia nervosa a mangiare sempre meno, perché meno mangia più si sente bene con se stessa, a prescindere dal vedersi o no bene fisicamente. Spesso chi soffre di anoressia è consapevole di essere troppo magra, oppure anche se gravemente sottopeso si vede rotondetta, ma la sensazione di benessere data dal controllo che si prova nel digiuno, nel mangiare sempre meno e alimentarsi con solamente 400-500 calorie al giorno, dona una illusoria soddisfazione e gratificazione personale che consente di sopravvivere alla propria bassa autostima. Il sintomo alimentare diventa un modo per sentirsi bene con se stessi e cancellare dalla vista i veri problemi per cui ci si accetta così poco, ma alla fine si rimane con un pugno di mosche in mano: cosa ho risolto arrivando a X chili? Mi sento forse meglio con me stessa? Ho imparato a volermi bene? Niente affatto!! Anzi, il rendersi conto che pur decisamente magre e mangiando pochissimo, i propri sentimenti negativi verso se stessa non mutano, lascia un vissuto di profonda sofferenza che occorre affrontare con una terapia adeguata per far sì che la propria autostima non crolli del tutto, con conseguenze anche gravi e a lungo termine.

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