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COPPIA, CRISI, RABBIA

COPPIA, CRISI, RABBIA

Ci sono coppie che pensano che amare escluda tutto ciò che ha a che vedere con rabbia, invidia, gelosia, e mi vien da dire odio, rancore, vendetta. Sono tutte bugie! In realtà una relazione affettiva significativa, ma soprattutto quella con il proprio partner, per non parlare dei figli, comporta tutto questo. Quanti sentimenti negativi ci suscitano i figli? I più tremendi! Se li neghiamo, finisce che li buttiamo nella lavatrice: è meglio ammetterli, riconoscerli, sono un essere umano e sono fatto di bene e di male, cioè sono ambivalente. I sentimenti negatici ci sono, ma sono legittimi? Cioè, attribuiamo all’emozione negativa un valore, un senso, accettiamo che ci sia dentro di noi? Cosa ne facciamo? Ci soffermiamo e ci chiediamo da dove viene? Oppure tendiamo a metterla da parte perché è una cosa brutta? In realtà i sentimenti negativi sono un luogo per ognuno di noi per andare a conoscerci di più. È quindi importante riconoscere e accettare la propria rabbia. Molto spesso, durante le crisi di coppia, quando si sta male e si è disorientati perché non si capisce come mai una relazione rispetto alla quale avevamo investito, in cui avevamo creduto, possa vacillare, siamo furiosi e ce la prendiamo con l’altro; rischiamo di spaccare tutto il “contenitore coppia”. Se aveva solo una crepa rischiamo di farlo a pezzi: ci dà fastidio l’idea che sia anche solo un po’ crepato, perché nella nostra mente doveva essere intonso. Certe crisi di coppia nascono da un eccesso di coesione: cioè le coppie in cui le persone fanno tutto insieme, non litigano mai e poi scoppia la bomba. Lì occorre che ognuno si chieda come mai aveva tanto bisogno di appoggiarsi all’altro, da dove viene questa cosa che è propria di ciascuno. E lì c’è tutto un percorso nella storia personale. Non sempre questo è un lavoro che si può fare da soli, a volte può essere necessario parlarne anche con qualcun altro. Con uno psicologo, accettando di mostrarsi fragili, non avendo vergogna delle proprie mancanze e delle proprie fragilità. Se io mi vergogno della mia fragilità, anche nella vita di coppia erigerò un muro: quando l’altro mi dirà di avvertire qualcosa che non funziona, io mi chiuderò e mi difenderò, come se l’altro fosse da temere, da tenere sempre lontano. Nei momenti della crisi noi siamo lì con la nostra fragilità. Quanto riusciamo a guardarci con benevolenza nel nostro essere difettosi e mancanti? Perché è proprio quel tipo di sguardo che può aprire la coppia a sperimentare di essere luogo terapeutico: quando addolorati, affaticati, non più arrabbiati (perché si è passati dalla rabbia al dispiacere), dispiaciuti insieme si guarda con tenerezza alle reciproche mancanze, ci si può prendere la mano e rimboccarsi le maniche, ci si prova insieme e poi ci si fa aiutare.

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