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DISTURBI ALIMENTARI: GUARIGIONE O REMISSIONE?

DISTURBI ALIMENTARI: GUARIGIONE O REMISSIONE?

Spesso molte ragazze che soffrono di disturbi alimentari si domandano se sia possibile parlare di guarigione o se non sia più corretto sperare in una semplice remissione del sintomo. Bisognerà fare un po’ di chiarezza sui significati delle parole: guarigione significa che l’organismo, malato o danneggiato, è tornato allo stato di salute. Nel caso di problemi psicologici quali i disturbi alimentari la guarigione è il processo mediante il quale i sintomi sono risolti nella misura in cui il paziente è in grado di condurre una vita normale, o che vive senza essere sopraffatto dai fenomeni psicopatologici. In medicina il vocabolo remissione si usa con riferimento ad un processo morboso per indicare che la sintomatologia caratteristica, o anche un solo sintomo, non è più evidente, pur non essendo ancora superato il processo. La remissione può essere parziale se c’è ancora un residuo di malattia o completa se non ci sono più tracce di malattia. Se la remissione completa si mantiene per diversi anni, allora si può parlare di guarigione, ma questo può avvenire solo a lunga distanza di tempo dalla diagnosi, cioè dall’inizio dei sintomi o dall’evidenziarsi del problema.

Fatti questi chiarimenti, dal mio punto di vista, nel caso dei disturbi alimentari è assolutamente possibile e reale parlare di guarigione, e sperarci. Ovviamente all’inizio ci sarà soltanto una remissione, ma dopo lungo tempo, ci vorranno tanti anni e tanta pazienza, si potrà assistere ad una piena guarigione. Cosa significa nel concreto? Inizialmente, sentirete ancora quella vocina nella testa che vi dice di mangiare poco, di restringere l’alimentazione, di vomitare ad ogni pasto (o solo ogni tanto…), di abbuffarvi di dolci, eccetera. Capiterà ancora che vi sentiate deboli di fronte alla tentazione di digiunare o di riempirvi fino a scoppiare, e che quindi vi sentiate ancora possibili vittime del problema. Dovrà passare molto tempo perchè alla minima ansia, preoccupazione, alla minima caduta della vostra autostima, alla più piccola crisi che vi capiterà nella vita (e ce ne saranno tante!) non sentiate il fascinoso richiamo di quel disturbo che vi attrae come possibile, facile, lusinghiera soluzione da ogni problema…

Ma un bel giorno finalmente capirete che non vi serve più ascoltare il disturbo alimentare, che i problemi vanno affrontati con altri strumenti, che non vi serve a niente buttarvi sul cibo, evitandolo, mangiando e vomitando, abbuffandovi. Vi sarà chiaro, lampante, di una limpidezza stordente, che affrontare le cose che non vanno, il vostro umore depresso, i vostri pensieri neri, attraverso e mediante il cibo è una soluzione fallimentare ed effimera! Ma per arrivare a questo punto ci vorranno molti anni e soprattutto il coraggio di intraprendere un percorso psicologico di cura per capire come potete invece affrontare le vostre fatiche, le vostre debolezze e fragilità, la vostra voglia di riempirvi di cibo. Per tirar fuori da voi stessi le vostre risorse, che ora giacciono forse sepolte sotto chili in eccesso, ossa sporgenti, ossessioni rivolte al cibo. Sì, imparare a contare sulla propria forza interiore è un passaggio che si può arrivare a fare, al di là del cibo e di tutto quanto può farci credere di risolvere.

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