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DISMORFISMO CORPOREO

DISMORFISMO CORPOREO

In una società che ha fatto dell’immagine un elemento centrale del successo personale, sociale e professionale (almeno in taluni ambiti), preoccuparsi del proprio aspetto è diventata un’esigenza difficilmente ignorabile. Di certo, il desiderio di piacere ed essere apprezzati non può essere biasimato, né tantomeno considerato patologico, così come non lo è ricorrere a piccole o grandi correzioni estetiche per migliorare ulteriormente ciò che già è gradevole o per compensare difetti oggettivi del viso o del corpo.

Come in tutte le cose, però, anche nella tensione alla bellezza, servono equilibrio e misura: due elementi chiave per discriminare tra una positiva cura di sé e l’espressione di un disagio psicologico profondo che si esprime nella persistente insoddisfazione di come si appare. Di fronte a un’esagerata attenzione a dettagli trascurabili del proprio aspetto e al ripetuto ricorso a trattamenti cosmetici o interventi chirurgici più o meno invasivi, e ad un controllo e restrizione dell’alimentazione esagerati, la probabilità che sia presente un disturbo di dismorfismo corporeo (in precedenza indicato anche come una dismorfofobia o disturbo dismorfofobico) è molto elevata.
Anche come conseguenza delle pressioni sociali e commerciali, il disturbo di dismorfismo corporeo è divenuto un problema abbastanza comune negli ultimi decenni, arrivando a interessare secondo le stime circa il 2,5% della popolazione generale e addirittura il 7-15% delle persone che si sottopongono a cure dermatologiche/cosmetologiche e/o interventi di chirurgia estetica. Tuttavia, secondo gli esperti, le prevalenze stimate sulla base degli studi epidemiologici rappresenterebbero soltanto la punta dell’iceberg. I casi reali sarebbero molto più numerosi, ma ampiamente sotto-diagnosticati a causa di una generalizzata tendenza a sottovalutare i sintomi del disturbo e, soprattutto, della mancata ricerca di aiuto specialistico da parte dei diretti interessati.
Chi soffre di disturbo di dismorfismo corporeo, infatti, considera reale e intollerabile un determinato difetto fisico e assolutamente legittimo cercare di eliminarlo in ogni modo. Anche quando prende coscienza dell’irragionevolezza del proprio accanimento estetico poi, in molti casi, prova vergogna per il proprio atteggiamento e per le sue implicazioni pratiche nella vita di tutti i giorni.
Il disturbo di dismorfismo corporeo tende ad interessare donne e uomini con frequenza paragonabile (soltanto leggermente maggiore tra le prime) e può insorgere in qualunque momento della vita. Tuttavia, esistono due età a maggior rischio: l’adolescenza, quando le intense e repentine trasformazioni del corpo possono essere particolarmente difficili da “metabolizzare”, e i 45-50 anni, quando i primi segni dell’invecchiamento si scontrano con il desiderio di piacere a prescindere dal tempo che passa e con i dettami di una società che vorrebbe tutti sempre giovani, tonici e smaglianti.
Nonostante le cause restino in gran parte da definire, sia sul piano biologico sia su quello neuropsicologico, il disturbo di dismorfismo corporeo può essere efficacemente curato attraverso interventi psicoterapici.
Intervenire precocemente è importante non soltanto per migliorare benessere e qualità di vita di chi soffre di disturbo di dismorfismo corporeo, ma anche per prevenire il ricorso a trattamenti estetici medici e/o chirurgici non realmente necessari e, comunque, nella maggior parte dei casi destinati a lasciare insoddisfatti del risultato, posto che il reale problema da risolvere è a tutt’altro livello.

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