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DISTURBI ALIMENTARI IN ADOLESCENZA

DISTURBI ALIMENTARI IN ADOLESCENZA

Le adolescenti il cui corpo pretende di non aver bisogno di essere nutrito, rispondono con la chiusura all’impossibilità di scegliere fra vecchie e nuove declinazioni dei valori maschili e femminili, mentre la cultura del narcisismo, di cui sono impregnate famiglia e società, sembra incapace di suggerire loro integrazioni armoniche fra i valori affettivi, capaci di articolare obiettivi narcisistici, e relazionali e di contemplare il limite, suggerendo ideali onnipotenti nei cui confronti le giovani donne si sentono del tutto inadeguate.
La vulnerabilità narcisistica delle giovani donne che rischiano in questa fase di diventare anoressiche o bulimiche rende loro difficile affrontare questo passaggio per l’incapacità di tollerare i limiti del reale abbandonando modelli idealizzati.
Quando l’onnipotenza narcisistica ha oltrepassato indenne le prove dell’adolescenza, in cui è stata anzi alimentata dai successi scolastici e sociali regalati da una relazionalità diffusa quanto emotivamente poco impegnativa, questo compito può risultare troppo difficile: sia il passaggio da innamoramenti adolescenziali ad alta quota di gratificazione narcisistica a relazioni intime caratterizzate da reciproca interdipendenza, sia la messa alla prova delle competenze cognitive facilmente rispecchiate da ben sperimentati rituali scolastici nelle incerte esperienze in ambiti più complessi, possono risultare insostenibili per un’autostima fragile quanto grandiosa. Eventuali insuccessi vengono allora addebitati al corpo e all’immagine, come probabilmente era già accaduto in qualche crisi dell’adolescenza senza suscitare allarme, magari grazie al travestimento di una dieta interpretata in famiglia come segnale positivo di cura di sé e poi spontaneamente superata grazie al vortice di gratificazioni narcisistiche di un’adolescenza di successo. Alle prime prove della vita adulta, quando il compito di nascere socialmente impone il confronto fra l’ambizione degli ideali e i limiti del reale, queste giovano donne si ritrovano disarmate (fonte Elena Riva). Il cibo diviene allora potente strumento di controllo su di sé e quindi, illusoriamente e di riflesso, sul mondo circostante: poter digiunare o vivere con regimi calorici bassissimi dona quella sensazione di realizzazione e gratificazione personale che non viene trovata altrove, mentre viceversa potersi abbuffare e riempire di cibo fino alla sensazione di pienezza regala quel sentimento di soddisfazione e riempimento che purtroppo non si trova nella vita lavorativa, affettiva, amicale. Un percorso terapeutico aiuta a far luce sui veri motivi che sottostanno alla ricerca di cibo, sia come modo per evitarlo e restringere, sia come modo per abusarne, nel tentativo di colmare di senso e significato la propria identità ancora fragile e insicura attraverso il comportamento alimentare. Insieme si rifletterà sui motivi per cui mangiare in modo eccessivo o non mangiare (spesso alternativamente) faccia stare così illusoriamente bene, salvo poi cadere in un turbine di abitudini e compulsioni da cui quasi sempre è impossibile uscire da soli.

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