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DISTURBI ALIMENTARI E CULTURA

DISTURBI ALIMENTARI E CULTURA

L’eccessiva preoccupazione di essere in sovrappeso è frequentemente osservata in molte società, in diverse parti del mondo. Si basa principalmente su preoccupazioni di stampo salutistico ma è anche radicata nell’opinione che mantenere il corpo in buona forma è importante. Gli individui, quindi, oltre che sani subiscono anche la pressione culturale affinché si mantengano magri e belli e sviluppino modalità complesse per corrispondere a tali aspettative. La cultura è dentro e fuori dalle menti nello stesso tempo. Pertanto la cultura è ovunque. È all’interno delle menti sotto forma di credenze, modelli mentali, valori, significati e simboli, pratiche, emozioni e fuori dalle menti sotto forma di artefatti materiali, espressioni artistiche di vario genere, istituzioni a ordine sociale, religione, ecc. La cultura quindi va intesa come organizzazione delle diversità. Le persone che condividono la medesima cultura non sono caratterizzate dall’uniformità ma dalla reciproca prevedibilità. Pertanto non esiste una natura umana indipendente dalla cultura. La mente non può essere concepita senza il contesto storico e soprattutto culturale.

Le culture influenzano notevolmente l’idea della bellezza. In effetti l’ideale tubulare della bellezza femminile è una peculiarità delle culture occidentali. Sebbene non siano tuttora chiare le cause dei disturbi alimentari e soprattutto non univoche, si pensa che possano essere prevalenti solo nelle società in cui il cibo è ragionevolmente abbondante. Un’altra osservazione cruciale è come la gente percepisce il corpo. In alcune culture si considera bello essere grassi, ad esempio alle Hawaii, a Samoa e in altre isole del Pacifico; in altre culture, essere grassi è considerato un segno della fortuna o di una benedizione, come in molti paesi orientali, dove le statue ritraggono Buddha come una persona grassa con una grossa pancia.

Ovviamente in queste società non vi è alcuna ragione per cui si debba soffrire di anoressia nervosa. Nelle società europee e americane, invece, c’è una tendenza ad enfatizzare la magrezza come segno di bellezza, di buona salute e di successo. Tuttavia, sebbene la cultura possa avere un effetto patofacilitativo (cioè che facilita la malattia) o un effetto patoplastico (cioè che modella la malattia) sull’anoressia nervosa, non ci sono sufficienti evidenze che indichino che la cultura abbia anche un effetto patogenetico (cioè causante la malattia). È pertanto errato e troppo semplicistico attribuire la causa dei disturbi alimentari ai media e ai modelli estetici predominanti, al fatto che le modelle sono troppo magre e che i messaggi mediatici enfatizzano diete e restrizioni per mantenersi in forma. Anoressia, bulimia e alimentazione compulsiva sono malattie della mente, non solo del corpo e del comportamento, sono sintomi adottati da un individuo in profondo conflitto con sé stesso, a disagio col proprio corpo e con la propria fisicità, che usa il proprio aspetto per manifestare un malessere e una problematica con la sua personale interiorità non esprimibile a parole, e quindi comunicata attraverso il linguaggio del corpo e conseguentemente del cibo.

Scopo del mio lavoro è insegnare e rieducare poco per volta a comunicare emozione e sentimenti attraverso un canale corretto, quello della parola e dell’esprimere e quindi gestire i propri vissuti in maniera diretta, coraggiosa, consapevole e non attraverso un sintomo quale anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata.

(Fonte: Pietro Barbetta e Massimo Giuliani)