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CIBO E ALIMENTAZIONE SANA

CIBO E ALIMENTAZIONE SANA

Quali trappole legate al cibo senti ancora presenti nella tua quotidianità? Quando è apparsa, nella tua vita, la trappola alimentare che hai appena riconosciuto? Perché pensi che sia comparsa? A che cosa pensavi ti sarebbe servita?

Più sei consapevole della natura della trappola alimentare e dei suoi meccanismi, e prima sarai in grado di non ricascarci. Mangiare “bene” dovrebbe essere prima di tutto alimentarsi e nutrirsi “bene” e non portare meccanicamente cibo alla bocca: una volta che ti sarà chiaro che nutrirti bene ti porterà a perdere peso come effetto collaterale, tutto questo diverrà magicamente più chiaro.

Che cosa intendo per nutrirsi bene? Mangiare lentamente, con costanza in termini di numero dei pasti, con buonsenso rispetto alla qualità e alle quantità, ascoltando i bisogni del tuo corpo e, soprattutto, senza farti guidare dall’impulso delle emozioni. A chi mi dice che tutto questo non sempre è facile, rispondo che non è scritto da nessuna parte che le cose debbano necessariamente esserlo: ma ne vale la pena!

Prendiamo ogni giorno più di un centinaio di decisioni riguardanti il cibo, e sono molti i fattori che condizionano il cosa, il come, il perché e anche quanto mangiamo. Noi tutti siamo le scelte che facciamo (e anche quelle che modifichiamo col tempo), ma le scelte riguardanti l’alimentazione hanno radici molto profonde. Preferire i cibi dolci a quelli salati, ma soprattutto prediligere quelli che possono fornire una sorta di conforto alle frustrazioni della vita quotidiana sono abitudini alimentari che vengono da lontano.

Giorno dopo giorno, pasto dopo pasto, comportamenti sporadici finiscono per fossilizzarsi in abitudini. Se, quando eri piccolo, ti premiavano con qualcosa di dolce o con una pizzetta, questo ricordo è stato assimilato anche dal corpo oltre che dalla tua mente e lo hai portato con te fino a oggi. Sembra scontato, ma il solo tornare a mangiare quegli alimenti che te ne ricordano il sapore, ti potrebbe far sentire un po’ meno la nostalgia per qualcuno a te caro o potrebbe mitigare la malinconia. Ecco, questi cibi sono i cosiddetti “comfort food”, e sono solitamente dolci o salati, a elevato contenuto di grassi e carboidrati e, quindi, ipercalorici.

Se siamo stati lasciati, se abbiamo ricevuto una brutta notizia, insomma se viviamo una situazione spiacevole, il fatto di rifugiarci in un cioccolatino, in un biscotto o in un pacchetto di patatine rappresenta usare il cibo come consolazione. Farlo di tanto in tanto e con moderazione, per esempio con un cioccolatino, non ha proprio nulla di male. Ma il ricorrervi ogniqualvolta c’è un problema è un segnale della fame nervosa.

Secondo le ricerche, nelle donne che soffrono di fame emotiva, i comfort food sembrano contare sulla palatabilità, vale a dire sulla gradevolezza e sulla capacità di ridurre lo stress e allontanare il cattivo umore, in maniera proporzionale alla loro assunzione. Questo meccanismo non scatta in chi non è un “emotional eater” perché un neurotrasmettitore, la dopamina, offre una sorta di “ricompensa” che contrasta le frustrazioni. È proprio questo meccanismo che ti porterà a essere, col tempo, sempre più desideroso di questi comfort food, alla ricerca di un temporaneo conforto ma con un inevitabile aumento di peso. Per restare in tema di ormoni, quando siamo sotto pressione aumenta la secrezione di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, che spinge a cercare con sempre maggiore desiderio i carboidrati e i grassi, e quindi alla fine l’unica soluzione sembra essere gettarsi sul cibo, i comfort food appunto (Fonte: Emanuel Mian, “Fuga dalla Bilancia”)

Se ti riconosci in questi meccanismi e desideri un aiuto per ritrovare una sana alimentazione, scrivi a info@spazioaiuto.it