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DISTURBI ALIMENTARI: QUALI CONSIGLI

DISTURBI ALIMENTARI: QUALI CONSIGLI

Nei confronti dei disturbi alimentari è importante riflettere sui propri modelli di comportamento: quale reazione potrebbe favorire inavvertitamente i comportamenti legati ai disturbi alimentari? O forse i comportamenti e gli atteggiamenti presenti nei disturbi alimentari vengono involontariamente accettati, per quieto vivere? E’ possibile che la persona con disturbi alimentari attiri più attenzioni quando fa storie per mangiare, quando si arrabbia prima di un pasto, quando svuota la dispensa, o esprime i suoi pensieri ossessivi negativi? Non potete diventare intolleranti verso i disturbi alimentari presenti ma nemmeno cambiare i comportamenti disfunzionali legati ai disturbi alimentari tutti insieme! Potrebbe essere utile fare una lista di questi comportamenti legati al sintomo e prendere del tempo per riflettere sul modo migliore di agire, per focalizzarvi sul cambiamento.

Potreste, come familiari o amici di una persona con disturbi alimentari, cadere in una di queste trappole:

  • andare in cucina quando sentite che la persona comincia ad abbuffarsi e protestate perché si fermi (queste attenzioni potrebbero indurre a persistere nel comportamento malato)
  • ignorare il fatto che è stato rubato del denaro dal vostro portafoglio (negazione delle conseguenze negative dei disturbi alimentari)
  • preparare delle buste per la spazzatura e pulire il bagno (collusione col sintomo)
  • chiudere la porta del bagno o della cucina a chiave (spingere la persona ad adottare il suo comportamento di nascosto per nascondere i disturbi alimentari, dando forza alla malattia)
  • dare alla persona con disturbi alimentari il diritto e il permesso di usare da sola la cucina o il bagno in certi momenti (rendendo così speciale il disturbo alimentare)
  • accettare, senza commentare, che corra su e giù per le scale 100 volte dopo ogni pasto o che non venga lasciato cibo per la colazione (scontrarsi e arrabbiarsi non serve, ma nemmeno negare la cosa)  
  • partecipare a prolungate discussioni sul peso e la forma fisica (dando attenzione ai pensieri relativi ai disturbi alimentari)
  • cadere in trappole di rassicurazione (es. “No, non sei grassa; non prenderai molto peso con questo; no, la tua pancia non è gonfia”, dando attenzione alle credenze sul disturbo alimentare)

E’ necessario pensare ai comportamenti e ai pensieri della persona con disturbi alimentari come se fossero guidati da due parti:

  1. il disturbo alimentare come nemico o “gufo anoressico” o “smania di abbuffate” con i comportamenti che vorreste far cessare;
  2. la parte normale, sana, con comportamenti non legati al disturbo alimentare che volete sviluppare, incoraggiare, far fiorire.

E’ molto difficile trattenersi dall’intraprendere discorsi sui disturbi alimentari, ma se rispondete incoraggiate a pensare che questi pensieri e convinzioni siano rilevanti e abbiano qualche merito (“Non è d’aiuto per noi discutere sul cibo o sul tuo peso, cambiamo argomento”). Cercate sempre di concentrarvi sull’emozione dietro i sintomi dei disturbi alimentari: “Mi vuoi parlare di cosa ti sta succedendo?”. E se da soli non riuscite a trovare i modi più efficaci per promuovere comportamenti sani e pensieri non legati ai disturbi alimentari, chiedete subito e sempre un aiuto. Una prospettiva esterna e non coinvolta emotivamente è sicuramente di grosso aiuto a voi e alla persona con disturbi alimentari.

Per commenti, scrivi a info@spazioaiuto.it