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DISTURBI ALIMENTARI E VACANZE

DISTURBI ALIMENTARI E VACANZE

Finalmente è arrivato il momento delle tanto attese vacanze: mare. sole, caldo, costume…Per chi soffre di un disturbo alimentare questo periodo può essere o diventare fonte di ansia e disagio! In primo luogo l’estate e le vacanze comportano il dramma di doversi scoprire, indossare un costume se si va al mare, quindi mostrare un corpo che per chi soffre di un disturbo dell’alimentazione e della nutrizione è nemico e causa di malessere. Considerato che la maggior parte delle persone affette da anoressia, bulimia o obesità non si vede bene col proprio fisico, non sta bene con se stessa e non si sente a proprio agio con il proprio corpo, il periodo estivo e le ferie rappresentano un momento pericoloso in cui questi sentimenti negativi vengono portati alla ribalta.

Inoltre l’uscire dalla routine quotidiana e dalle proprie abitudini porta con sé spesso anche un cambiamento nel regime alimentare: non si è più a casa propria, legati ai propri rituali (ossessivi) di alimentazione, ma in mezzo alla gente, con amici, quindi di fronte alla necessità di mangiare in modo diverso e spaventoso, che non si può controllare (“Come faccio ad andare nella cucina dell’albergo a vedere quanto olio mettono?” ad esempio). Oppure, nel caso dell’alimentazione incontrollata, in vacanza, ci sono molte più tentazioni, occasioni di esagerare e mangiare più del dovuto, magari mascherate dalla giustificazione “Bhé tanto siamo in vacanza, tutti sgarrano…!”. A volte invece, per chi soffre di binge eating, le vacanze mettono al riparo dal pericolo abbuffate, perché si è in mezzo ad altre persone, con tante cose da fare e non nella situazione rischiosa di stare da soli a tu per tu con la dispensa! Però questa astinenza dal sintomo può mettere a nudo le proprie fragilità, il doversi mettere a confronto con emozioni e vissuti spiacevoli, di solito affrontati col cibo e nascosti in esso, ma soprattutto provoca una terribile sensazione al ritorno dalle vacanze, quando rientrando nel tran tran quotidiano, facilmente si ricade nel sintomo e nel circuito delle abbuffate. E questo fa stare ancora più male, aumenta il senso di colpa e quindi il bisogno di ricorrere al cibo per gestire il disagio con se stessi. Ci sono invece persone che anche in vacanza, in momenti più faticosi e fonte di stress emotivo o relazionale o quando si ricordano dei problemi lasciati a casa, sentono l’istinto e la spinta a ricorrere al cibo e buttarsi in esso per lenire l’ansia e abbassare il disagio. E in tutto ciò, ricordiamoci, è sempre presente in tutta la sua forza e drammaticità la preoccupazione per il proprio corpo, la paura di mostrarlo scoperto e il non vedersi bene fisicamente, che crea di conseguenza il facile circolo vizioso di caduta nel cibo come tentativo di soluzione.

Forse allora il tempo delle vacanze per chi si rende conto di avere un disturbo dell’alimentazione è il momento giusto di chiedere aiuto e risolvere il problema.

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