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ANORESSIA E DISTURBI ALIMENTARI

ANORESSIA E DISTURBI ALIMENTARI

Tra le opinioni diffuse relative all’anoressia e ai disturbi alimentari c’è la convinzione che, indipendentemente dalla classificazione, si tratti di problemi che hanno a che vedere, come dice la denominazione stessa, con il comportamento alimentare. Apparentemente ad aver bisogno di essere modificata sembra essere l’alimentazione, ma in realtà è la mente umana che utilizza il corpo come “strumento di scrittura del proprio disagio”. La malattia, anoressia o disturbi alimentari di altra specie, ha lo scopo di proiettare sul corpo un aspetto proprio dell’essere umano: grazie ai sintomi la malattia si svela. Una persona si imbatte nell’anoressia e nei disturbi alimentari nel momento in cui ha un disagio e viene meno la sua armonia con la propria interiorità e con il mondo. Attraverso il dominio del cibo, e conseguentemente delle forme corporee, il soggetto crede di impadronirsi della propria identità e di lenire le proprie ferite.

Nell’anoressia e nei disturbi alimentari esiste una fase detta “luna di miele: nel suo inizio la persona si sente onnipotente nel controllare la propria fame e il proprio corpo, si sente ancora grassa (dispercezione e dismorfismo corporeo), ha realmente più energia, quindi se le parlate di problema, il malato siete voi: voi che mangiate a ogni pasto, che non vi purificate con l’acqua, che non vi muovete. Molte ragazze con anoressia e disturbi alimentari raccontano stupite di come vedendo mangiare gli altri non capiscano come possano farlo senza rimorsi e senza pensarci tutto il giorno. Quando l’ossessione di cui si nutrono l’anoressia e i disturbi alimentari è molto potente, molto invasiva, la persona è come alienata dalla realtà e da un esame autentico con se stessa, quindi impossibilitata a capire ogni buon argomento di ragione. Nell’anoressia e nei disturbi alimentari si vive chiusi nel proprio mondo di comfort, apparentemente al riparo da ogni problema, caldi sotto la copertina del sintomo che protegge dalle cose che veramente spaventano. Come fare per aiutare? Se voi dite a una ragazza con anoressia che è malata, penserà che volete farla ingrassare, se le dite che fa schifo penserà che sta perdendo peso, se le dite che la trovate meglio penserà che sta ricominciando ad ingrassare e così via. Per riportarli ad un esame di realtà che dia anche un debole risultato, bisogna incidere sull’unico argomento che sentono (quindi vivono) come negativo: l’ossessione. Alla domanda “Quanto ci pensi?”, cioè quanto tempo ti prende e quante energie spendi con il pensiero del cibo e del peso, risponderanno “Sempre”. A questo punto si è aperta una possibilità di dialogo per far capire che l’ossessione nell’anoressia chiederà più pensieri, sempre più rituali da assolvere, togliendo sempre più vita. Se l’ossessione non decresce, cresce! Per questo è molto importante entrare in azione prima possibile, per evitare che l’anoressia e i disturbi alimentari diventino l’unico mezzo per affrontare la vita. Per farsi aiutare ed uscirne è necessario trovare un aiuto esperto sul problema, che possa fermare il disagio prima che sia sempre più difficile.

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