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DIETA?

DIETA?

Quando ci mettiamo a dieta, spesso crediamo che perdere dei chili sia l’obiettivo, la meta da raggiungere che ci regalerebbe la pace interiore (ed esteriore). La promessa di una dieta non propone soltanto un corpo diverso: dice che, avendo un corpo diverso, vivrai una vita diversa. Avrai risolto ogni problema con te stessa e col mondo. Se ti torturi abbastanza, sarai rilassata e in pace. Se ti detesti abbastanza, ti amerai. Benché il concetto secondo cui l’odio conduce all’amore e la tortura alla pace interiore sia assolutamente folle, vi autoipnotizzate fino a convincervi che il fine giustifichi i mezzi.

Trattate voi stesse e il resto del mondo come se privazioni, dieta, castighi e umiliazioni siano il veicolo della trasformazione. Trattate il corpo come fosse un nemico e l’unico esito accettabile sia la sua distruzione. Non ho mai incontrato nessuno al mondo che sia approdato ad un cambiamento duraturo facendo la guerra al proprio corpo, eppure continuate a credere che, con un sovrappiù di disgusto di voi stessi, ce la farete.

Come potete cambiare il rapporto col corpo e col cibo? Il primo passo è capire! Tutto qui??! Dovreste credere che basti capire se stessi per cambiare? Ebbene sì, come primo passo. Finché non comprenderai chi pensi di essere, come usi il cibo e come vedi il tuo corpo, ti possono coprire di soldi, di successo o darti cosce snelle e pancia piatta, ma ti sentirai ancora infelice e insoddisfatta. Se ti tormenti, ti affami, ti avvilisci perché non sei magra, finirai per diventare una persona famelica, umiliata e spaventata, che magari riesce ad essere magra e mangiare bene per 10 minuti.

Quando ti usi violenza (tormentandoti o minacciandoti) diventi un essere umano ferito e ammaccato, indipendentemente da quanto pesi e da quanto mangi. Quando metti una parte di te contro l’altra – la volontà di ferro contro una fame senza fondo – finisci per sentirti lacerata, confusa e spaventata all’idea che la parte che tieni imprigionata aspetti solo il momento di prendere il sopravvento e rovinarti la vita. Perdere peso seguendo un programma rigido, una dieta privativa, in cui devi dirti che divoreresti l’universo se lasciata a seguire il tuo istinto, è come costruire un grattacielo sulla sabbia: senza solide fondamenta la struttura crolla.

Ci sono sempre eccellenti motivi per rivolgersi al cibo (altrimenti non così tante persone lo userebbero come conforto). Se però inizierete a non credere più che mangiare vi salvi la vita quando siete stanche, quando vi sentite sole o tristi, smetterete di mangiare. Se imparate a conoscervi e credere in voi stessi più di quanto credete nel cibo, smetterete di usarlo come se fosse l’unico strumento di cui disponete per non andare in pezzi e come se la dieta fosse l’unica soluzione. La comprensione, non la forza o la volontà, può mettere fine alla compulsione. Sarà la consapevolezza a guidarvi, non la privazione. Chiedete subito un aiuto per realizzare tutto questo.

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